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Associazione Culturale Ligure di Meteorologia

Ciclone Extratropicale

Tutti conoscono bene la differenza di insolazione che passa tra equatore e poli. La differenza di temperatura tra aree equatoriali e calotte polari determina la formazioni di tre grandi blocchi di aria omogenea: due sulle calotte polari , freddi e poveri in umidità e uno tra i due tropici caldo e ricco di vapore acqueo. L’atmosfera non è altro che un enorme macchina termica che provvede al trasporto di calore dall’Equatore verso i Poli. Come ciò avvenga e le conseguenze di tutto questo sono in fondo abbastanza singolari. La linea di demarcazione, al suolo, tra aria tropicale e polare viene detta fronte polar. Ora il fronte, in realtà non è una rigida ed immobile barriera, ma a causa delle forzate e improvvise deviazioni di percorso introdotte dalle catene montuose, o dall’alternarsi di oceani e continenti, risulterà piuttosto una linea percorsa da ampie ondulazioni prodotte da spinte alternate dell’aria tropicale verso nord-est e dell’aria polare verso sud-ovest. Avremo, così, che sul lato destro della cresta dove l’aria calda sale verso latituni maggiori si creerà un fronte caldo, mentre a sinistra dove è invece l’aria fredda a premere avremo un fronte freddo. Le ondulazioni, una volta innescatesi, tendono a divenire man mano più ampie, e ai vertici delle lingue calde, l’aria comincerà ad invorticarsi in senso antiorario e ad innalzarsi costretta dall’aria fredda più densa: si creerà, in tal modo, un vortice depressionario. A tali depressioni che si muovono alle medie latitudini, nella fascia delle correnti occidentali, viene dato il nome di cicloni extratropicali, o anche di depressioni mobili, per distinguerli dalle depressioni stazionarie della fascia equatoriale o del circolo polare. Le depressioni originate dalle ondulazioni del fronte polare si presentano quasi sempre in gruppi da 3 a 5 membri, in cui ogni ciclone della famiglia scorre a latitudini sempre più basse di quello che lo precede. L’ultimo della serie è seguito da un anticiclone (al vertice della lingua d’aria fredda si produrrà, specularmente a quanto avviene per l’aria calda, un’alta pressione), anch’esso mobile, detto di chiusura, al quale è associata una consistente irruzione di aria fredda verso le basse latitudini.
I cicloni extratropicali che interessano l’Europa si originano in aree abbastanza precise, ove il contrasto termico dell’aria tropicale che sale e di quella polare in discesa è più marcato. Normalmente tali zone, dette ciclogenetiche (cioé di formazione dei cicloni), si identificano con l’Isola di Terranova, le coste meridionali della Groenlandia e le zone circostanti l’Islanda. Tuttavia ha grande influenza sull’origine e sul successivo moto delle famiglie di cicloni extratropicali la posizione relativa delle aree depressionarie fisse del nord Atlantico e dell’Anticiclone delle Azzorre.
Il maltempo sull’Italia non è portato solo da questo tipo di perturbazioni; anzi, molto spesso sono depressioni che si originano all’interno del Mediterraneo a portare la pioggia sulla nostra penisola, ed anche in abbondanza . Il Mediterraneo è una culla ideale per la formazioni di depressioni mobili e sistemi frontali del tutto simili a quelli che nascono in seno al fronte polare. Infatti, mediamente le acque superficiali del Mediterraneo superano di circa 4°C quelle dell’oceano alla stessa latitudine: avviene così che le irruzioni di aria fredda, più probabili in autunno e primavera, producano quel contrasto termico sufficiente all’innescarsi di un ciclone. Tipiche a tale riguardo sono le depressioni che si sviluppano in prossimità delle Isole Baleari e lungo le coste del Nordafrica. Un’altro esempio caratteristico delle depressioni che interessano l’Italia sono i cicloni di origine orografica: vale a dire quelle aree di bassa pressione che si generano sottovento alle catene montuose quando queste vengono investite perpendicolarmente da veloci correnti. Il riferimento è ovviamente alla depressione che si crea sul Mar Ligure quando le Alpi centro-occidentali sono interessate da forti correnti di maestrale. Questo tipo di configurazione barica è particolarmente significativo, in quanto determina piogge,anche molto abbondanti, sulle regioni dell’alto.

Ma come si sviluppano i cicloni extratropicali?

Il maltempo che, soprattutto nelle stagioni intermedie ed in quella invernale, colpisce vaste aree alle nostre latitudini è apportato dai cosiddetti “cicloni extratropicali” (o depressioni mobili). La causa diretta dello sviluppo di questi sistemi, a volte forieri di piogge intense per molti giorni consecutivi anche sull’Italia, è la parziale fuoriuscita orizzontale d’aria (“divergenza”) in corrispondenza dei rami sudoccidentali della corrente a getto polare, una sorta di velocissimo fiume d’aria che scorre, con ampie ondulazioni, da ovest verso est, lungo la linea di confine tra l’aria fredda polare e quella calda subtropicale, al limite della tropopausa, intorno ai 10 km di quota. La divergenza nell’alta atmosfera, genera a sua volta una diminuzione della pressione al suolo ed un risucchio di aria verso l’alto per colmare il vuoto lasciato dalla fuoriuscita. Le masse d’aria che convergono orizzontalmente verso la depressione al suolo per sostituire quelle che si sollevano, nel nostro emisfero vengono deviate verso destra dalla forza di Coriolis, e di conseguenza acquistano una rotazione antioraria intorno al centro di bassa pressione. Tale moto rotatorio ciclonico favorisce le invasioni di aria calda verso le zone occupate da aria fredda (fronte caldo) e le irruzioni di aria fredda verso le regioni occupate da aria più calda (fronte freddo). Nascono così i cicloni extratropicali, le tipiche depressioni mobili che accompagnano i fronti.

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