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E se continuasse a non piovere?

“Non piove, Governo ladro”!
“ Colpa dell’inverno! No! Colpa del Riscaldamento Globale! Macchè! Della stratosfera! O della troposfera?”
Molti alla ricerca di presunti colpevoli, alcuni pronosticano sventure, altri miracolose svolte sul finire dell’inverno.

In tutta questa confusione, quasi una Torre di Babele nella quale ognuno parla la propria lingua, il tema che resta sullo sfondo è indubbiamente quello di un comportamento, da parte dell’atmosfera, che sovente rompe gli schemi di un passato neppure troppo lontano e che tende a disorientare un po’ tutti invitando contemporaneamente ad una maggiore prudenza nel concentrare i propri sforzi verso l’osservazione.

L’inverno appena trascorso e questo inizio di primavera sono ancora la rappresentazione di una condizione ove gli equilibri circolatori dettati dalle dinamiche verticali sono stati continuamente forzati dagli esiti di un intenso raffreddamento stratosferico polare causato da flussi di calore verticali e in direzione del polo (i cosiddetti “eddy” legati al gradiente di temperatura / pressione) estremamente deboli.

Un vortice polare molto forte è legato ad una NAO tendenzialmente positiva e che quindi distribuisce le fasce altopressorie lungo le medie latitudini presidiando in particolare l’Europa meridionale e gran parte dell’Italia con riguardo particolare al nord e alle regione tirreniche.

In tutto questo si configura spesso anche un’estrema incertezza modellistica già a medio termine che si traduce in una incrementata difficoltà nel delineare sinottiche a medio-lungo termine a ragione di rapide modifiche degli zonal wind e quindi della corrente a getto polare dovuti alle interazioni molto più frenetiche alle varie quote tra tentativi da parte dell’aria calda proveniente dagli strati più bassi dell’atmosfera di rallentare le velocità zonali e la risposta di segno opposto della stratosfera che contrappone trasmissione di moto verso il basso ( e quindi forte zonalità ) a causa della compressione della massa di un vortice molto intenso.

Comunque al di là della situazione contingente, quello che si nota ormai da tempo è la mancanza di un andamento circolatorio invernale che non sia costantemente sulla soglia degli eventi estremi oppure oltre la stessa (sia di tipo cold che warm) e che in qualche modo rende sempre più rare quelle sinottiche circolatorie in qualche modo collegate ad una condotta ondulata di un getto che pertanto non appaia o troppo teso o al contrario bloccato.
Sulle cause di questo ci si sta ancora interrogando in ambito scientifico domandandosi se ed in che modo tutto questo possa farsi risalire al riscaldamento globale e/o alla variabilità normale del nostro sistema circolatorio.
Ci si chiede inoltre quanto potranno durare questi schemi estremi tendenzialmente ripetitivi nelle loro grandi linee ovvero se siano univoci anche nel corso dei prossimi anni.

Tornando, in chiusura, all’attuale situazione che vede una progressiva destrutturazione del vortice polare stratosferico per la somma di componenti stagionali e dinamici (ovvero forzate dalla troposfera), oggi non pare affatto certo che il cambio stagionale (già avvenuto) costituisca la soluzione alla lunga fase siccitosa che sta ancora penalizzando in particolare il nord italia (segnatamente il nord ovest) e le regioni tirreniche in quanto non pare vicino uno sblocco delle correnti occidentali umide in grado di rimuovere una situazione di blocco presente oggi su gran parte del continente europeo.

Forse, ad aprile avviato, tale blocco potrebbe traslare maggiormente verso l’Atlantico ma rimarrebbe comunque a presidiare aree limitrofe all’Europa.

In tal caso eventuali cambi di scenari potrebbero essere legati all’incremento dell’instabilità locale grazie al maggior calore disponibile e all’interazione con aria fresca alle quote superiori più che all’arrivo di veri e propri fronti perturbati dall’atlantico.

Staremo a vedere!