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FORTE RISCALDAMENTO STRATOSFERICO: QUALI LE POSSIBILI CONSEGUENZE

Oggi affronteremo un argomento complesso e in gran parte ancora non conosciuto correttamente: i rapporti tra la troposfera e la stratosfera.
Ricordiamo che la TROPOSFERA è la fascia sferoidale aeriforme dell’atmosfera che si trova a diretto contatto con la superficie terrestre, di spessore variabile a seconda della latitudine: ai poli è spessa solamente 8 km mentre raggiunge i 16-20 km all’equatore. In altre parole, è la fascia di atmosfera dove si hanno i fenomeni meteorologici.
La STRATOSFERA comincia intorno ai 12 km (8 km ai poli e 20 km all’equatore) e termina a un’altitudine di circa 50 km, dove la temperatura raggiunge un massimo di -3 gradi Celsius. Al di sopra di essa troviamo la stratopausa che, a differenza della tropopausa, non ha dimensioni verticali, neppure limitate; è una zona di transizione che divide la stratosfera dallo strato immediatamente superiore, la mesosfera.
Detto ciò, osserviamo cosa sta accadendo in questi giorni in stratosfera e precisamente a 30 hpa (ovvero a 23.850 metri di altezza).

Il grafico qui sopra mostra l’andamento delle temperature registrate a 23.850 metri sulla verticale del Polo Nord. Dal grafico si nota un’impennata delle temperature dai -82° di inzio febbraio ai -33° attuali. In altre parole, nell’arco di pochi giorni le temperature sulla verticale del polo nord sono aumentate di quasi 50°.
Come abbiamo accennato poco sopra, i fenomeni meteorologici sono di esclusiva competenza troposferica, ovvero dello strato dell’atmosfera posto tra il suolo e la tropopausa (ovvero il limite tra troposfera e stratosfera).

Quale effetto potrebbe avere un aumento termico cosi spropositato nella stratosfera? O meglio quale potrebbe essere il contraccolpo che subirà la sottostante troposfera ad una forzante termica del genere?

Premettiamo che i rapporti tra stratosfera e troposfera sono ancora in fase di studio; molte risposte sono arrivate, ma le certezze ancora mancano.
Volendo semplificare (e di molto) la faccenda, un aumento spropositato delle temperature stratosferiche a livello del polo tende generalmente a trasmettersi nella sottostante troposfera con la creazione di un vasto anticiclone polare.
Attorno agli anticicloni, la masse d’aria circolano in senso orario, ovvero secondo le lancette dell’orologio. Se si forma un vasto anticiclone sul polo, più a sud di esso le correnti portanti non potranno che provenire da est, ovvero (per ciò che concerne l’Europa) dalla Russia/Siberia verso ovest.
In altre parole, il normale flusso delle correnti che scorre da ovest verso est (flusso diretto che porta l’aria mite dell’oceano e anche le perturbazioni che seguiamo costantemente dal satellite) potrebbe essere sostituito nei prossimi giorni da un flusso inverso, ovvero da est verso ovest (flusso retrogrado o antizonale, che porta il gelo dalla Russia/Siberia verso il nostro continente).

Se osserviamo la mappa qui sopra, il gelo intenso che vedete arroccato sui settori nord-orientali del continente potrebbe “rotolare” nei prossimi giorni (indicativamente dal 25 in poi) verso l’Europa centro-settentrione e FORSE anche verso l’Italia per i motivi spiegati sopra.

Freddo e gelo in arrivo sull’Italia?

Non è assolutamente detto! Se la massa gelida si muovesse verso l’Europa centro-settentrionale con un moto retrogrado alto, l’Italia sarebbe risparmiata dal gelo e se la caverebbe con correnti sicuramente perturbate, ma solo relativamente fredde di provenienza meridionale (o occidentale). In altre parole, arriverebbe la pioggia, la neve sui rilievi, ma poco freddo.
Qualora il lago gelido passasse a latitudini più basse, allora anche l’Italia potrebbe esserne coinvolta, ma servirà ancora tempo per poter sbrogliare questa matassa. Sicuramente avremo un evento di gelo molto intenso su alcune zone del nostro Continente tra la fine di febbraio e i primi di marzo, ma non si riesce ancora a capire se tra queste zone vi sarà anche l’Italia. Nei prossimi giorni faremo il punto della situazione.