Dopo la sfreddata di fine anno, il mese di gennaio ha tutta l’intenzione di esordire con una fase di tempo caratterizzato da condizioni di prevalente stabilità a causa della forte accelerazione della corrente a getto polare imposta da un vortice molto profondo e con valori di geopotenziale in netto calo.
Un vortice polare forte annuncia una scarsa propensione da parte delle masse d’aria a percorrere traiettorie meridiane e quindi anche del freddo a portarsi verso le medie latitudini.
In questo caso la circolazione assume prevalente carattere zonale ove cioè le masse d’aria scorrono a più alte latitudini prevalentemente da ovest verso est ovvero da nord ovest verso sud est come del resto sembrerebbe poter accadere durante i primi 7/10 giorni del mese di gennaio.
In queste situazioni è abbastanza ricorrente l’espansione di un promontorio di alta pressione dall’oceano atlantico fino al Mediterraneo centrale, il quadro termico di conseguenza si addolcisce con temperature generalmente al di sopra delle medie del periodo tranne che durante la notte o laddove, come nelle pianure del nord e in alcune valli del centro, sono presenti foschie dense o banchi di nebbia per via degli strati di inversione termica al suolo.
Un modesto cambiamento al nord Italia si ritiene possa verificarsi in prossimità dell’epifania e a cavallo tra la prima e la seconda decade di gennaio ma verosimilmente limitato ad un quadro termico in contenuta diminuzione e ad una ventilazione maggiormente apprezzabile.
Le prospettive per la restante parte del mese di gennaio restano grossomodo legate ad un copione simile a quello già visto ovvero di un mese piuttosto povero di precipitazioni soprattutto al nord (tranne qualche veloce passaggio a ridosso delle regioni alpine ) e sulle regioni tirreniche ove si alterneranno giornate di sole piuttosto miti alternate a qualche temporaneo afflusso di aria fredda dai quadranti nord orientali al suolo in grado di portare precipitazioni ma quasi esclusivamente a beneficio delle regioni centrali adriatiche e meridionali e un calo termico un po’ più generalizzato.
Questo tipo di circolazione si verifica piuttosto frequentemente laddove un forte raffreddamento della stratosfera (fin oltre 28.000 m di altitudine) si trasmetta fino agli strati medi della troposfera (5/8.000 m di altezza) imponendo un andamento molto teso da parte delle correnti e una diminuita insorgenza di onde medie e lunghe che sono necessarie a consolidare condizioni di tempo perturbato di stampo invernale anche alle medie latitudini.
I valori fortemente positivi dell’Arctic Oscillation (AO) stanno ad indicare proprio questa condizione molto forte e contenitiva da parte del vortice polare ovvero la sua propensione a trattenere verso di sé le masse fredde di aria artica.
Verso fine mese potrebbe forse scorgersi qualche accenno di un cambiamento più significativo in vista del mese di febbraio, ma ne parleremo a tempo debito.