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GRANDINE: DIETRO LE QUINTE

Chicchi grandi come palle da golf. Uno scenario del tutto atipico per una regione bagnata dal mare come la Liguria, sovente teatro di intensi temporali, dal carattere persistente e stazionario, noti come “V-shaped”, dall’inconfondibile forma a V visibile al radar.

Tuttavia, questa volta, la meteorologia si è spinta ben oltre. Una vera e propria supercella, la tipologia di temporale più intenso e pericoloso, contraddistinto da un’elevata attività elettrica e, come sperimentato da numerosi cittadini ieri sera, responsabile dei chicchi di grandine di dimensioni confrontabili con quelle di una noce o addirittura di una pallina da golf.

Al fine di trovare una risposta a quali siano state le cause che hanno reso possibile la formazione di simili chicchi, teniamo a mente i seguenti processi: poiché le goccioline di nube e i cristalli di ghiaccio sono liberi di muoversi nell’aria, possono collidere tra loro e coalescere, formando una particella più grande. A seconda della probabilità che avvenga una collisione (e quindi la coalescenza), questo meccanismo può produrre rapidamente grandi idrometeore.

All’interno del cumulonembo, a temperature sottozero ma non troppo rigide (generalmente tra 0 °C e -20 °C), esistono goccioline d’acqua ancora allo stato liquido, malgrado la temperatura ampiamente negativa. Esse sono dette sopraffuse, ovvero non congelano immediatamente.

Il chicco di grandine viene dunque trasportato dalle forti correnti ascensionali all’interno della nube, salendo e scendendo ripetutamente. Durante questa fase, il chicco raccoglie sulle sue superfici le goccioline sopraffuse, che congelano formando nuovi strati di ghiaccio.  Questo ciclo può ripetersi più volte, facendo aumentare la dimensione del chicco fino a quando esso diventa troppo pesante, cadendo al suolo per gravità.

Due ingredienti imprescindibili hanno pertanto contribuito alla formazione di simili chicchi di grandine:

  • una corrente verticale, in gergo tecnico updraft, talmente intensa da portare le goccioline ad altitudini così elevate dove la temperatura dell’aria è di gran lunga inferiore al punto di congelamento.
  • il contenuto di acqua liquida, in gergo tecnico liquid water content, necessario affinchè il chicco possa catturare quanto più liquido possibile, accrescendo così le proprie dimensioni.
Dettaglio dell’imponente cumulonembo di ieri sera sul genovese, visto dal basso Piemonte. Foto di Alberto, canale telegram “Nowcasting Limet”

Riavvolgendo il nastro della memoria, si fa fatica a ritrovare un precedente non soltanto in termini di dimensioni dei chicchi di grandine, ma anche in merito allo sviluppo dai tratti “esplosivi” del temporale, almeno per il capoluogo ligure. Ciò trova risposta nel contesto del tutto anomalo di questa prima parte di estate, con valori termici oltremodo superiori alle medie del periodo, che contribuiscono ad incrementare a dismisura i quantitativi di energia potenziale convettiva a disposizione dei sistemi temporaleschi, i quali si trasformano in brevissimo tempo in fenomeni severi e violenti.