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Il dominio del gelo: l’alta pressione termica

Gli attribuiscono diversi nomi, anche di animali, ma in fondo è sempre lei: l’alta pressione russo-siberiana, il grande orso delle pianure asiatiche.
Inizia normalmente a svilupparsi nella parte più orientale della Siberia a fine autunno e, se trova le condizioni adatte, si estende a ritroso verso la Russia a far da spalla all’Europa centro settentrionale pronta ad inviare il suo alito gelido.

 

Presenta quali sue proprie caratteristiche, laddove soggiorna quasi stabilmente durante la stagione invernale, valori di pressione molto elevati al suolo dovuti al ristagno dell’aria gelida e quindi pesante, a contatto con il terreno ghiacciato delle pianure russo-siberiane.
Altro fattore peculiare è l’inversione termica ovvero valori più bassi di temperatura in prossimità dei bassistrati e salendo via via più alti.
Conseguenza di ciò è una quasi assoluta mancanza di moti turbolenti e quindi di depressioni visibili al suolo anche quando in quota sono presenti vortici ciclonici (tecnicamente nuclei di vorticità potenziale).
Di conseguenza, l’alta pressione termica non è un anticiclone (anche se spesso viene chiamato anche così) qualora ai valori molto alti di pressione al suolo per i motivi sopraddetti, vadano a contrapporsi in quota figure bariche opposte ovvero circolazioni cicloniche.

       

Nelle tradizionali carte di previsione a cui possiamo accedere, noteremo che i valori dei geopotenziali (rilevati di norma all’altezza di 5500 m.), che caratterizzano le aree conquistate dall’anticiclone termico, sono generalmente bassi o addirittura molto bassi allorquando in quota transitano al proprio interno dei frammenti distaccati dal vortice polare (cd. nuclei di vorticità potenziale).
Al contrario le zone nelle quali è presente un’area di alta pressione, che porta bel tempo, sono caratterizzati da geopotenziali alti e quindi da pressione elevata anche alle quote superiori e non solo al suolo.
Quali sono le principali condizioni affinché l’alta pressione russo-siberiana possa influenzare l’Europa non solo centrale ma anche meridionale?
Occorre innanzitutto che le masse di aria gelide possano portarsi al di qua della catena degli Urali e progressivamente estendersi verso ovest grazie al contributo che il vortice polare può dare nei casi in cui non presenti una corrente a getto troppo tesa.
L’inserimento di masse d’aria di origine artica successivamente stratificate al suolo e la loro spinta retrograda verso ovest permette la termicizzazione di una vasta area non solo delle pianure asiatiche ma anche della Russia europea.
E’ poi assolutamente necessario che la corrente a getto polare che scorre sopra l’oceano Atlantico si presenti sempre più ondulata e non invasiva del continente europeo .
Spesso, ad anticipare un’avvezione gelida dalle pianure continentali, è proprio la divergenza della corrente a getto che prima di approssimarsi al continente si spezza in due tronconi di cui una parte più intensa scorre nel continente eurasiatico a latitudini molto basse (anche sotto i 30°N) e l’altra punta direttamente l’artico operando un’ampia circumnavigazione del continente europeo.

Gli effetti dell’arrivo dell’aria gelida da est o da nord est sono piuttosto caratteristici e assai diversi rispetto quelli provocati da un’irruzione di aria fredda (non gelida) di origine artica.
L’aria continentale è molto pesante e scorre nei bassistrati.
La sua velocità di movimento dipende non solo dal gradiente ovvero dalla differenza di pressione dal punto in cui parte rispetto a dove è diretta ma anche dalle condizioni del terreno sopra il quale scorre. Più freddo incontra sul suo cammino più facilmente “scivola” sulle masse d’aria preesistenti senza invorticarsi o generare attriti.
Ecco il motivo per cui il terreno migliore per l’arrivo del grande freddo sono condizioni di partenza fredde.
In presenza di tali presupposti l’avvezione delle masse di aria gelida è dirompente e porta dei veri e propri crolli delle temperature soprattutto negli strati più bassi dell’atmosfera anche in totale assenza di precipitazioni.
Tutto ciò non avviene ad opera delle irruzioni di aria artica assai più leggera di quella continentale e il cui arrivo è generalmente accompagnato da moti turbolenti e quindi a rapida discesa dall’alto che si realizza meglio e molto più in fretta in presenza di precipitazioni.
Ultimo avvertimento: quando state aspettando l’arrivo di aria gelida da est non fate troppo caso ai valori di temperatura a 850 hpa: potrete essere sorpresi da situazioni di omotermia o talvolta addirittura dal fatto di registrare valori più bassi al suolo che in bassa troposfera (925/850 hpa)