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Associazione Culturale Ligure di Meteorologia

Satelliti meteorologici

I satelliti meteorologici o, meglio le immagini inviateci dallo spazio da questi satelliti, sono forse lo strumento che più affascina i non addetti ai lavori che si avvicinano al mondo delle previsioni tant’è che spesso i satelliti sono considerati in modo sbrigativo la chiave “magica” in possesso dei meteorologi che apre loro le porte ad una previsione indovinata.

Ma cosa c’è di vero dietro questa opinione diffusa ? E’ così importante questo “terzo” occhio dallo spazio che ha mosso i primi passi negli anni 60 (più esattamente l’1 Aprile del 1960 quando fu lanciato dagli Usa il primo di dieci satelliti denominati Tiros) ? Per dare una risposta cominciamo dal dire senza eccessi di carattere tecnico cosa sono e come operano i satelliti meteorologici.

Distinguiamo innanzitutto due tipi di satelliti, quelli “geostazionari” e quelli “polari”.

I primi mantengono una posizione fissa rispetto alla terra perché ruotano sul piano equatoriale con la stessa velocità angolare di rotazione del nostro pianeta.

Il Meteosat, le cui immagini diffuse in molti bollettini meteo televisivi ci sono ormai familiari, si trova immobile ai nostri occhi sulla verticale uscente dai 0 gradi di latitudine e 0 di longitudine ad una distanza dalla terra di 35786 chilometri dalla superficie terrestre.

Il compito di questi satelliti è quello di osservare una porzione di terra che va dai 60° nord ai 60° sud e un sistema di 5 satelliti equispaziati consente di coprire tutta la fascia compresa tra le suddette latitudini.

I satelliti polari invece si muovono rispetto ad un osservatore sulla terra, che li vede spostarsi con una traiettoria simile ad un otto, ma il loro moto si ripete esattamente ogni 24 ore per cui ogni giorno alla stessa ora il satellite “sorvolerà” una particolare porzione della terra.

Il loro compito, complementare a quello dei satelliti geostazionari, è quello di osservare le alte latitudini della terra, quelle oltre i 60° gradi.

Ma cosa vuol dire osservare la terra ? Vuol dire acquisire con la strumentazione a bordo del satellite immagini nel campo del visibile (come in una foto), dell’infrarosso e in quella, dal significato meno immediato, del vapore acqueo.

Queste immagini a loro volta permettono di dedurre in modo diretto o indiretto molti dati: dall’analisi dei sistemi nuvolosi e del loro moto, a stime del vento in quota, alla temperatura dei mari e delle terre emerse, all’estensione delle nevi e dei ghiacciai….ecc.

Quindi una sola immagine da satellite, grazie alla sua posizione privilegiata, fornisce più dati di qualsiasi rete di osservazione a terra.

Ma torniamo quindi ai quesiti di partenza.

Fino ad ora abbiamo parlato di osservazioni ossia dell’analisi di cosa sta accadendo nell’atmosfera nel momento in cui il satellite “butta l’occhio” verso la terra e non di cosa accadrà sempre in atmosfera nel futuro.

Tutta mal riposta quindi questa fama di strumento magico per la previsione del nostro tempo di domani ? Non proprio perché la conoscenza di cosa accade ora in atmosfera è di fondamentale importanza per stimare cosa accadrà domani e quindi per prevedere. I modelli fisico-matematici, dal nome un po’ altisonante, i cui output giornalieri sono il vero strumento di lavoro quotidiano per i meteorologi impegnati a sfornare previsioni, in realtà non possono prescindere nelle loro elaborazioni dalla conoscenza della situazione iniziale dell’atmosfera.

Il tempo di domani è infatti figlio del tempo di oggi e quanto più è accurata la conoscenza dell’oggi tanto più accurate saranno le previsioni per domani.

Ed è qui che i satelliti giocano un ruolo determinante nella buona riuscita di una previsione: infatti aiutano a conoscere l’oggi dell’atmosfera sia coprendo in termini di acquisizione dati aree come quelle oceaniche o desertiche dove le osservazioni al suolo sono scarse, sia integrando la rete di osservazioni eseguite con i palloni sonda e quindi aumentando la mole di dati a disposizione in quota.

Qualche cenno finale ai nostri Meteosat: attualmente sono attivi il 4°, il 5° ed il 6° di una serie iniziata con il primo lancio datato 23 Novembre del 1977.

Il loro compito, oltre che di telecomunicazione dei dati meteorologici stessi tra i vari utenti a terra, è quello di fornire immagini ogni 30 minuti nel visibile con una risoluzione spaziale sulla superficie terrestre di 2,5 per 2,5 chilometri e nell’infrarosso con una risoluzione di 5 per 5 chilometri.

Il futuro è invece costituito dagli MSG (Meteosat Second Generation) che forniranno un maggior numero di immagini, con una risoluzione migliore e con maggiore frequenza, ogni 15 minuti.

Il primo lancio è fissato per l’Ottobre del 2000 ed il programma prevede l’invio di MSG-2 ed MSG-3 nel 2002 e nel 2003.

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