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NULLA DI NUOVO SOTTO…LE NUBI

Che sia stato un inverno, almeno fino a questo momento, dove non sono mancate le giornate grigie e le precipitazioni, sia solide che liquide, ce lo dicono non solo il nostro vissuto, la nostra sensazione, ma anche la mappa che vi ho postato qui in alto. Come si può facilmente dedurre, su gran parte dell’Europa, e in particolar modo sul settore occidentale, dal 1 Dicembre scorso (giorno in cui viene fatto iniziare convenzionalmente l’inverno meteorologico) al 1 Febbraio, si sono registrate forti anomalie negative di altezza di geopotenziale alla quota di riferimento di 500 hPa (colore viola), indice del fatto che in queste zone sono spesso passate perturbazioni atlantiche con fronti annessi.

È stato l’inverno delle Alpi, con le metrate di neve cadute sulle nostre piste da sci quasi indistintamente da ovest verso est: davvero un gran peccato non aver potuto sfruttarle appieno, complici le note restrizioni necessarie al contenimento della pandemia. Ma è stato anche l’inverno delle nostre montagne: erano davvero anni che non nevicava così tanto alle spalle delle città, anche se è da sottolineare come le precipitazioni nevose che normalmente dovrebbero cadere nell’arco di 3 mesi, si siano invece concentrate in circa 20 giorni, grossomodo a partire da fine dicembre a metà gennaio. È nevicato anche in diverse zone costiere: mentre la neve a Genova e Savona città non fa granchè notizia, il fatto che abbia nevicato in zone meno avvezze alla dama, come ad esempio a Celle, a Noli o sull’isola di Bergeggi il 28 Dicembre scorso, non è proprio da trascurare.

E quindi? Siamo già ai titoli di coda? Dopotutto manca ancora un mese alla fine dell’inverno meteorologico, senza considerare il fatto che negli anni passati alcune delle nevicate più belle avvenute sulla nostra regione sono avvenute nella prima quindicina di marzo. Quello che si può affermare con una certa autorevolezza è che non si prospettano episodi nevosi di una certa rilevanza sulla nostra regione, almeno nei prossimi 10 giorni. Ma questo discorso non deve trarre in inganno: altri giorni piovosi si scorgono all’orizzonte: la maccaja di questi giorni lascerà il posto a vere e proprie perturbazioni atlantiche. Se date un’occhiata all’immagine qui in basso, relativa all’anomalia di altezza di geopotenziale riferita sempre alla quota isobarica di 500 hPa prevista per la notte di domenica su lunedì, noterete come voglia quasi ricalcare alla perfezione quella dell’immagine precedente, il leitmotiv degli ultimi 2 mesi, almeno alle nostre latitudini.

 

Pertanto vi sarà un’area depressionaria che ci riguarderà e che dispenserà nuove piogge su gran parte della nostra regione, alla quale poi ne seguiranno altre in successione. Discorso relativo alla neve è presto fatto: nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un sopramedia termico, anche se non eccessivo, e inoltre l’avvezione del prossimo fine settimana avrà, come detto, connotati nettamente atlantici, quindi non particolarmente freddi. Pertanto la neve sarà relegata solo a quote alte per il periodo (dai 700-800m in su per intenderci). Questa situazione durerà almeno fino a mercoledì-giovedì prossimo: ringrazieranno i pluviometri che potranno rimpolpare la già notevole cumulata annua.

Dovrebbe poi seguire una fase anticiclonica, o comunque più secca, da giovedì-venerdì prossimo, mentre sul lunghissimo termine non sono da escludere ipotesi fredde, grossomodo dalla terza decade, grazie al rinvigorimento di un redivivo lobo del vortice polare canadese, ma questa è tutta un’altra storia che merita di essere studiata e approfondita meglio, qualora dovesse mai verificarsi.