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Pensieri e speranze che a volte ritornano

In un moderato contesto estivo, quale quello che stiamo oggi vivendo unitamente ai Paesi del Mediterraneo centro orientale e dell’Europa centrale, contraddistinto da una variabilità abbastanza spiccata e da temperature sopportabili con fasi di calore poco prolungate, molti meteoappassionati e non solo si sono posti l’interrogativo se da adesso in avanti possa essere legittimo attendersi una “normalizzazione” delle anomalìe che ormai da anni contraddistinguono il nostro clima.

Come più volte evidenziato queste anomalìe, ancor prima che sul piano termico che è una conseguenza, sono da riferirsi alla condotta media della circolazione atmosferica nelle diverse stagioni che è in condizioni di alterare anche ulteriori parametri quali i regimi precipitativi non soltanto dal punto di vista della quantità dei fenomeni bensì soprattutto nella loro concentrazione.
Ebbene la nostra attuale estate ha ricevuto ad oggi, specialmente per quanto concerne i mesi di giugno e di luglio, il proprio contributo da due principali fattori che non operano tanto in ambito emisferico bensì interoceanico amplificati dall’eredità dell’inverno e della primavera trascorsi.
Qualcuno di voi ricorderà infatti non solo l’inverno mite e gran parte della primavera (segregati in casa…sigh!) trascorsi con prevalenti condizioni di tempo buono ma anche il fatto che, a ragione di ciò, c’era un’anomala situazione a livello polare con un vortice chiuso, freddo e profondo che impediva la fuori uscita di aria fredda verso le medie latitudini, spesso presidiate invece dall’alta pressione.
La corrente a getto quindi fino al mese di maggio ha ricevuto un’anomala spinta a causa del forte contrasto che si andava a creare rispetto al riscaldamento delle fasce subtropicali amplificando i venti occidentali e mettendo le basi per una circolazione connotata da una spiccata zonalità.
A ciò si aggiunga un particolare fattore che è scaturito dal Pacifico equatoriale che ha visto un progressivo ma intenso raffreddamento dell’area a ridosso dell’America latina.

Questo ha consentito il mantenimento di acque più fredde del normale anche alle medie latitudini dell’atlantico settentrionale permettendo alla corrente polare di scendere con forza dalla California e di uscire più bassa verso la costa orientale degli Stati Uniti rinvigorendo il regime di zonalità suddetta proprio tra il nord Atlantico e il Vecchio continente.
Ecco il motivo del ritorno del compianto anticiclone delle Azzorre…..
Queste condizioni si stanno progressivamente stemperando e il getto, dapprima molto teso, ha subito un progressivo fisiologico rallentamento al punto che oggi vediamo, anche in prospettiva, delle ondulazioni molto più marcate e in grado di trasportare dall’oceano anche fin verso il nord Europa ampi promontori ovvero “bolle” di aria calda stabilizzante.

In questo contesto quindi caratterizzato da una circolazione più ampia anche se, fortunatamente non bloccata, è possibile che anche la nostra Penisola e il Mediterraneo vengano raggiunti da promontori non più soltanto di matrice atlantica ma anche continentale.
Questo segnatamente sta avvenendo su Paesi dell’Europa meridionale quali Spagna, Portogallo e parte della Francia con limitati sconfinamenti ad oggi verso la nostra Penisola.
Per avere proprio un panorama completo gettiamo infine gli occhi verso l’artico che ormai da circa due mesi presenta valori di pressione e di geopotenziale (quindi di calore) superiori alla norma con evidenti effetti negativi a causa della preesistente crisi del ghiaccio polare che ancora una volta ha segnato livelli minimi record in alcune aree.
Alcune speculazioni poi davvero risibili sono arrivate da alcune fonti di scarsa attendibilità in merito ad un miglioramento climatico dovuto alla diminuzione delle emissioni a causa del lock down per la pandemia del Coronavirus!
Occorre quindi oggi più che mai affidarsi a dati certi che non ci stanno dando alcun segnale concreto di inversione di tendenza rispetto al trend globale ( o perlomeno emisferico) che si è andato concretizzando nell’ultimo ventennio godendoci le estemporaneità ed i benefici di surrogati di un tempo “old style” la cui garanzia di continuità è davvero difficile da affermare.