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RISCHIO K.O. IDROGEOLOGICO

Quando stamane ci siamo gettati nel turbinio delle carte modellistiche, onestamente parlando, speravamo che ne saremmo potuti uscire con notizie confortanti. Lo speravamo.

E invece ci troviamo qui, ora, nel doveroso tentativo di attirare nuovamente la vostra l’attenzione, alzarla ai massimi livelli, provando a sensibilizzare tutti circa un’evoluzione meteorologica che, per l’ennesima volta nel corso di questo autunno, metterà a dura prova la nostra regione e non solo.

Lo sapete ormai – l’ultima volta in cui ne abbiamo parlato assieme è stata venerdì scorso, in occasione della serata didattica – lo scenario su scala sinottica è sempre il medesimo, o quasi.

Sulla scorta di un forte indebolimento della corrente a getto in uscita dagli Stati Uniti, prende corpo, a cavallo tra l’Oceano Atlantico e l’ovest europeo, la discesa di una estesa saccatura depressionaria, ricolma di una cospicua massa d’aria fredda, di estrazione artico-marittima, a veicolare un flusso di correnti tiepide, meridionali, via via più profondo, verso i versanti tirrenici del Paese, fino alla Liguria.

La FASE 1 di questa lunga e complessa evoluzione, peraltro già attiva da qualche ora e che ci vedrà impegnati da episodi di instabilità, ad ora ancora poco organizzati, ma che a tratti potranno acquisire una certa veemenza, trova la sua ragion d’essere in una blanda convergenza dei venti al suolo, da una parte una vivace tramontana scura, traboccante dai valichi appenninici centro-occidentali, dall’altra uno scirocco ancora piuttosto timido, in risalita dal quadrante est/sud-est.

Tutto cambierà a partire dalla serata di domani, venerdì 22 novembre, complice lo scatto verso est del suddetto sistema di bassa pressione, che andrà approfondendosi sul golfo di Biscaglia, cagionando un progressivo rinforzo del richiamo sciroccale lungo il Tirreno.

Ecco quindi che si aprirà la FASE 2, quella che, ad oggi, pare la più temibile. Osservando il prezioso strumento del radar noteremo, con tutta probabilità, l’organizzazione di una strutturata linea temporalesca a carattere stazionario a cavallo grossomodo tra il savonese orientale e il genovese occidentale, ma che allungherà la sua mano anche all’elessandrino. I modelli su scala locale disponibili paventano una (non) evoluzione abbastanza preoccupante per questo areale a partire dalla notte su Sabato, 23 novembre, con un accanimento fenomenologico che su bacini idrografici come l’Erro, Orba, Stura, Scrivia (sul versante padano), Letimbro, Sansobbia, Teiro, Arrestra, Lerone, Cerusa, Leiro, Branega, Varenna, Chiaravagna e Polcevera (sul versante marittimo), recherebbe un vero e proprio collasso in termini idraulici-idrogeologici, con allagamenti, esondazioni, smottamenti e, soprattutto, frane.

Si tratta di un settore del tutto incapace di sopportare anche solo la metà quantitativi d’acqua riversatasi nel corso dell’evento del 21 ottobre scorso. Lo abbiamo visto un paio di giorni fa, anche se poco più a levante: un centinaio di millimetri è bastato a mandare in crisi tombini e canalette, a portare il Bisagno quasi alla prima linea di guardia e rivi come il Fereggiano in piena (ordinaria).

Questa volta, peraltro, dovrà aggiungersi un ulteriore fattore aggravante: lo scioglimento della neve.

Insomma, non scherziamo quando sosteniamo che allo stato attuale dei terreni, un accanimento pluviometrico, come inquadrato dalla modellistica numerica disponibile, rischierebbe di degenerare in un nuovo evento alluvionale.

Ancora al vaglio dei centri di calcolo la FASE 3, che potrebbe intervenire tra la seconda parte e la fine della giornata di Sabato, quando il fronte depressionario irromperà finalmente sul Mediterraneo, determinando un ulteriore acuimento del flusso umido sciroccale, che diverrebbe tanto dirompente da sopraffare completamente la resistenza opposta fino a quel momento dalla tramontana. In questo frangente la fenomenologia più acuta tenderebbe a migrare nelle aree interne del savonese, investendo così in maniera marcata la val Bormida di Spigno, la val Bormida di Millesimo, l’interno imperiese e la piemontese val Tanaro.

Alla luce di quanto fin qui esposto, raccomandiamo ai nostri lettori di rimanere sintonizzati coi nostri canali di comunicazione e seguire passo dopo passo l’evoluzione.

Daniele Laiosa
Vittorio Scrivo