Ci sono alcuni aspetti di discontinuità nel comportamento del tempo degli ultimi mesi di quest’anno rispetto a quelli di numerosi anni precedenti.
Considerando solo il mese di settembre appena trascorso, una forte corrente a getto (fig. 1) e quindi intensi venti occidentali alle medie latitudini hanno trasportato umidità dal Nord Atlantico verso l’Europa meridionale e verso il Mediterraneo centro occidentale. Nel letto di queste correnti ancora oggi si muovono delle perturbazioni che intervallano soprattutto al nord e centro Italia fasi perturbate a temporanee schiarite.
Insomma, nell’insieme stiamo avendo una prima fase autunnale molto diversa rispetto a quelle degli ultimi anni connotati da una circolazione molto statica nella quale spesso dominavano situazioni di stallo con l’alta pressione che tendeva a prolungare la stagione estiva persino oltre il mese di settembre.
Basta questo a far sorgere delle domande, basta questo a permettere che qualche “normalizzatore” (o negazionista nei casi estremi) salga sulla cattedra per bacchettare i catastrofisti ( o seguaci del mainstrem del Global Warming) asserendo che, come già detto e ripetuto, non ci sia nulla di preoccupante nel comportamento del tempo e che tutto rientri nelle oscillazioni normali del clima (fig. 2).


Come si spiega quindi questo “normalissimo” autunno in corso?
Banalmente la prima considerazione dovrebbe essere fatta in termini di significato dei dati che osserviamo e delle situazioni che andiamo a misurare cercando di 1) non equiparare situazioni circoscritte (l’Europa, il nord Atlantico) con dati che ricoprono tutti i continenti e gli oceani.
Ma soprattutto 2) tenere distinto un trend di lunga durata e che mostra una sua continuità da fattori a frequenza maggiore e che quindi tendono ad oscillare presentando una maggior rottura di continuità e talvolta fasi di inversione.
Nel clima e nel tempo operano fattori naturali e non che tra loro si sovrappongono e interagiscono ma con tempistiche di variabilità diverse (naturali e non); molto lente e continuative nel primo, soggette a mutamenti più veloci nel secondo.
Tornando al quadro attuale, non può sfuggire all’osservazione, il forte riscaldamento che, da circa un anno ad oggi, le fasce tropicali oceaniche hanno registrato dopo l’insorgenza dell’ultimo episodio di El Nino (fig.4).
Alla base di questo c’è un gradiente termico più forte rispetto le temperature delle medie latitudini che, soprattutto nel Nord Atlantico, è verosimile siano alla base del rinforzo delle correnti da ovest.
Desidero ora infine mostrarvi due carte esplicative del comportamento della corrente a getto subtropicale del nord Atlantico all’interno della quale sta influendo anche l’azione delle depressioni tropicali (individuabili da una conformazione molto tondeggiante e da isobare molto fitte attorno al minimo di pressione). (fig. 5)

Il maggior calore che fuori esce dalle depressioni tropicali che finiscono per venir catturate dal jet stream, perdendo progressivamente le loro caratteristiche, intensifica il gradiente rispetto alla corrente a getto inizialmente più fresca e umida che scorre da ovest. Il vento quindi si intensifica creando un abbrivio e una veloce risalita ad est che funge da muro alle correnti stesse che sono costrette a risalire rispetto ad un temporaneo blocco che viene a formarsi ad est. (fig.6)

Oggi chi analizza il comportamento della circolazione si trova quindi davanti ad un panorama complesso nel quale interagiscono aspetti collegati alla normale variabilità del tempo con altri che si mescolano con essa ma che vengono enfatizzati dal trend climatico ( si pensi alla maggiore quantità di vapore e di energia che i sistemi trasportano transitando su oceani sempre più caldi).
Forse osservare di più può essere un buon viatico per non cadere in equivoci o nella rete di qualche fanatico.