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Analisi circolatoria di un ennesimo disastro

Nelle fasi di transizione stagionale che, non di rado vanno a modificare la circolazione, possono generarsi delle complicazioni a dimostrazione che la condotta del tempo segue logiche di scarsa linearità e di difficile predicibilità nel medio / lungo termine.
La linea di maltempo che si è abbattuta sul nord ovest e sulla nostra Regione è proprio la conseguenza di fattori ad incastro che neppure i modelli fisico matematici avrebbero potuto prevedere a lunga distanza.
Infatti, dopo un mese di settembre e gran parte di ottobre instabili e piovosi al nord e al centro Italia, dovuti principalmente al transito di una corrente occidentale bassa, piuttosto tesa e molto umida dall’Atlantico verso l’Europa meridionale, il raffreddamento stagionale in area polare ha richiamato verso nord questa corrente che si è portata quasi al limite delle aree subpolari (oltre i 55°N).
I geopotenziali ovvero la pressione in quota alle medie latitudini stava nel frattempo aumentando lasciando presagire un effetto più marginalizzato delle perturbazioni atlantiche ovvero caratterizzato da veloci ondulazioni e cavi d’onda transitori.
Così sarebbe potuto essere il trend verso una fase più stabile, che prevedono i modelli già a medio termine, avviato già da alcuni giorni .
A dimostrazioni di quanto esposto vorremmo ora illustrare una mappa di analisi in quota emessa dal modello americano il giorno 20 ottobre per il giorno 25 ottobre.
Come si può ben evidenziare, la corrente portante principale, nell’analisi postata da Gfs il giorno 20 (immagine in evidenza), proviene dal nord Atlantico e subisce una virata già a nord del Golfo di Biscaglia con un asse di saccatura sul Regno Unito.
Un piccolo strappo nel getto, subito richiuso a nord del cut off, tende a sprofondare al largo del Mediterraneo occidentale verso il nord Africa rivelandosi assolutamente ininfluente sulle scene meteorologiche del nord Italia mentre la parte del getto che scorre a nord avrebbe potuto portare un modesto passaggio e nulla più sul nord ovest.
Se invece poi guardiamo l’analisi postata il giorno 23 (fig.2) sempre per il 25 lo scenario è completamente modificato.


Una saccatura più strutturata dal nord Atlantico si avvicina a nord della Spagna ma l’aspetto che più rileva sarà l’influenza del ex urgano Oscar (fig. 3)
Come visibile dalla mappa, i vettori che escono dal ex uragano altro non sono che l’outflow di aria tropicale che salendo di latitudine va ad interferire con la corrente a getto della circolazione extratropicale.


La sensibile differenza di temperatura tra la massa di aria fresca oceanica rispetto quella di origine tropicale è alla base di una forte intensificazione della corrente a getto a causa dell’esacerbazione del gradiente .
A ragione di ciò, la corrente in discesa prende un netto abbrivio (fate il confronto tra la zona cerchiata in rosso nell’analisi del 20 e in quella del 23 ottobre) e scava la saccatura nel Mediterraneo centro occidentale.
Si aggiunga a ciò anche una enorme quantità di vapore acqueo (atmospheric river) tipica delle latitudini tropicali che va ad alimentare la struttura rendendola potenzialmente in grado ( con il favore della componente di moto dei venti) di riversare al suolo un’accresciuta quantità di precipitazioni.
Il resto risulta oggi purtroppo evidente da quella che ormai è la cronaca di un ennesima ondata di maltempo nella quale opera concorso di plurimi fattori di variabilità all’interno di un univoco trend climatico che tende ad esaltare situazioni a rischio.