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Correnti continentali: quando portano il freddo

Nella memoria di coloro che hanno qualche capello grigio saranno probabilmente rimaste impresse le parole che i nostri vecchi meteorologi di “Che tempo fa” abbinavano sovente in inverno quando stavano per arrivare i venti da est. Arriva il freddo quello vero!

Proprio così la circolazione orientale è da sempre la protagonista delle grandi ondate di gelo sull’Italia e questo per alcuni principali motivi.

1. Si tratta di aria in origine piuttosto secca che tende a guadagnare in fretta il suolo e a stratificare raffreddandosi.
2. Ha pertanto una disposizione orizzontale (laminare) e quindi raramente tende a mescolarsi una volta raggiunti i bassistrati;
3. Gli strati più bassi sono spesso i più freddi e mantenuti tali grazie allo scarso irraggiamento invernale e alla copertura nevosa che anche di giorno inibisce il riscaldamento (effetto albedo)
4. Sono estese masse d’aria fredda che tendono a dilagare dal basso verso le periferie a mano a mano che nuovi strati d’aria fredda si depositano dalla quota;
5. Presuppone la presenza almeno in origine di estese masse polari (bassi geopotenziali) che, normalmente nel tardo autunno, attivano il processo di raffreddamento del continente eurasiatico;
6. Spesso è rappresentata dalla presenza di robusti celle altopressorie termiche o ibride.

Come si può comprendere quindi l’arrivo del freddo da est è frutto tutt’altro che di una dinamica improvvisata quanto invece di una preparazione piuttosto lunga che consenta all’aria trascinata verso ovest di avere e anche di mantenere grossomodo le proprie caratteristiche.
Si tratta spesso di correnti che presentano scarsa vorticosità e quindi l’arrivo del freddo al suolo avviene per sostituzione orizzontale delle masse preesistenti più che per rovesciamento dalle quote superiori.
Più si procede con la stagione e ci si avvicina in primavera più naturalmente il sole tende a scaldare il suolo, dapprima fondendo la copertura nevosa.
L’ulteriore trascinamento dell’aria fredda su superfici decisamente meno fredde tende ulteriormente a limare i valori termici dell’avvezione.

Se tuttavia è presente nelle zone di origine una continua alimentazione di origine artica (presenza del cuore o di un nocciolo del vortice polare), per cui il suolo viene raggiunto da aria molto fredda e da nuove nevicate allora è probabile che un’avvezione fredda anche nel mese di marzo possa portare temperature invernali, diversamente anche un’azione orientale, già non particolarmente fredda in origine, è probabile abbia caratteristiche poco eclatanti una volta raggiunte zone più temperate anche per gli scarsi contributi provenienti dalle quote superiori.

Nel contesto attuale, il continente eurasiatico è stato caratterizzato, per quasi tutto l’inverno da valori termici superiori alla norma e dalla scarsa presenza in quota di masse artiche, prevalentemente concentrate sull’artico canadese (Arctic Dipole positivo)