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INCENDIO NEL PARCO DEL BEIGUA

Gli incendi: una piaga che interessa gran parte della nostra Penisola segnatamente nel periodo estivo. Le situazioni più gravi si registrano in questi giorni al centro-sud, dove sono in atto decine di roghi specie sulla bassa Toscana, il Lazio e la Campania (in modo particolare).
In Liguria brucia a fasi alterne il comprensorio del Monte Reixa, tra le delegazioni di Voltri e Arenzano; l’incendio ha preso avvio nel pomeriggio di sabato e ancora questa mattina si registravano alcuni focolai attivi. Un altro incendio di vaste proporzioni ha interessato, sempre nei giorni scorsi, la zona di Zignago, nello Spezzino.
Inutile parlare di autocombustione: le possibilità che un bosco si incendi da solo sono assai remote. Ogni volta che avvistiamo un rogo che devasta un bosco, quasi sicuramente è stato appiccato dall’uomo o risulta frutto di “leggerezza” da parte del contadino di turno che bruciava sterpaglie senza adeguate precauzioni.
Cosa succede quando un versante montuoso è percorso dal fuoco? Per prima cosa bisogna capire che un incendio di medie proporzioni sviluppa temperature altissime al suo interno. Tali temperature sono in grado di distruggere ogni forma vegetale presente in zona, a scapito magari di forme di vegetazione più tenaci, quali spine, vitalbe e rovi. Di conseguenza bonificare un terreno con il fuoco è un’opera quantomeno assurda!
In secondo luogo vi è l’impoverimento del substrato. Il fuoco, al suo passaggio, distrugge tutti i fertilizzanti naturali presenti sul terreno, quali l’humus e molti componenti azotati indispensabili per la crescita delle piante. Dopo il passaggio di un incendio, il terreno è nudo, senza più un adeguato substrato vegetale che lo supporta.
Con l’arrivo delle piogge autunnali o invernali, il quadro si complica ulteriormente; le precipitazioni impattano su versanti completamente nudi e privi di assorbimento. Se la precipitazione è debole non succede nulla, ma se per caso sulla zona si scatena un forte temporale con cumulate piovose notevoli, tutto il precipitato scivola inevitabilmente a valle, causando grossi problemi di dissesto idrogeologico.
Il substrato, in pratica, si comporta come se fosse impermeabile. Gli alberi non sono la soluzione del problema, ma possono limitare e di molto il dilavamento del substrato e conseguenti dissesti. Un bosco integro può difatti intercettare molto meglio le precipitazioni che cadono dal cielo, rispetto ad un pendio completamente spoglio, a patto che non si tratti di una pioggia rovinosa. In quel caso anche gli alberi possono fare ben poco contro la furia precipitativa, ma qui entriamo già in un contesto alluvionale.