Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

IL “LAKE EFFECT SNOW” NORD-AMERICANO

Quante volte vi sarà capitato di vedere immagini di New York o Chicago in preda a impetuose tormente di neve e nel contempo osservare città come Londra, Parigi, Berlino completamente brulle o imbiancate appena.

Ebbene, dovete sapere che nella stagione invernale, il clima delle coste nord-orientali degli U.S.A. è ben diverso da quello europeo. Mentre, infatti, buona parte del Vecchio Continente, anche a parecchi chilometri di distanza, subisce gli effetti delle tiepide correnti provenienti dall’Oceano Atlantico (Corrente del Golfo), le coste orientali statunitensi si trovano a dover fare i conti con afflussi di aria molto fredda proveniente da nord (Corrente del Labrador) e gli influssi continentali delle aree interne canadesi.

Ed ecco che alcune aree della East Coast, situate a latitudini abbastanza basse, registrano temperature e apporti di neve impensabili a pari latitudine nell’Europa occidentale e mediterranea. Si pensi, per esempio, a New York, che alla stessa latitudine di Napoli, presenta una nevosità media annua di circa 70 cm; oppure a Washington che, sita poco più a nord di Reggio Calabria, riceve ogni anno circa mezzo metro di fresca.

Come forse sapete l’America settentrionale è in buona parte pianeggiante. Le masse d’aria fredda provenienti dal nord del Continente, non trovando barriere montuose, riescono a scivolare molto a sud, andando ad interferire con le masse d’aria più calda in risalita dal Golfo del Messico. Tale contrasto si pone alla base della genesi di ampie e profonde depressioni ad est delle Montagne Rocciose, che muovendo generalmente verso est/nord-est arrivano ad interessare la zona dei grandi laghi e la costa atlantica, con fenomeni molto intensi e persistenti.

Si innesca così quello che gli americani sono soliti chiamare L.E.S. (Lake Effect Snow).

Dopo il passaggio del fronte perturbato, sono solite instaurarsi fredde correnti post frontali provenienti da ovest/nord-ovest, che giunte in prossimità dei grandi bacini lacustri (Superiore, Michigan, Huron, Erie, Ontario) si arricchiscono di vapore acqueo, dando così vita ad estese bande nuvolose, foriere di grandi quantitativi di neve nelle aree immediatamente ad est/sud-est.

Maggiore è la differenza di temperatura tra l’aria in arrivo e la superficie dei laghi e maggiore è il quantitativo di vapore acqueo che la massa d’aria riesce a raccogliere. Questo è il motivo per cui la massima frequenza di “Lake Effect Snow” si ha all’inizio dell’inverno, ovverosia quando la temperatura delle acque lacustri è più alta.

Per la frequenza con cui tale fenomeno ricorre, gli americani hanno affibbiato a queste aree, l’appellativo di “Snow Belt” (cintura di neve). La nevosità media annua della “Snow Belt” oscilla tra i 100 e i 350 cm, valori ragguardevoli se si considera la natura prevalentemente pianeggiante o collinare dei territori e la latitudine non elevata. La città di Syracuse (nello stato di NY), che si colloca al 43° parallelo N (latitudine dell’Italia centrale), è considerata l’area urbana più nevosa degli USA, con una media annua di quasi 300 cm di neve. Per rinvenire simili numeri in Italia è necessario fiondarsi in qualche località delle Alpi o dell’Appennino, oltre i 1300/1400 metri di quota.

Molteplici sono i fattori che contribuiscono a rendere la “Snow Belt” quasi unica al mondo:

– la zona si trova non troppo a nord da determinare un completo congelamento della superficie dei laghi che, in tal caso, non fornirebbero più l’umidità necessaria allo sviluppo delle bande nuvolose;
– i laghi sono abbastanza grandi da permettere alle masse d’aria artica che li sovrascorrono di arricchirsi di vapore acqueo, ma allo stesso tempo non troppo estesi da mitigarle eccessivamente;
– l’assenza di catene montuose consente all’aria fredda proveniente dal Canada di scivolare agevolmente verso le latitudini più meridionali;
– i sistemi depressionari che si originano sul nord-America, durante la stagione invernale, di frequente transitano sulla zona dei Grandi Laghi, richiamando al loro seguito aria fredda dai quadranti nord-occidentali.

Similmente all’Europa occidentale, tutto ciò risulta sconosciuto, o quasi, lungo la costa pacifica degli U.S.A., che non solo è fortemente mitigata dalla Corrente del Pacifico settentrionale, ma è anche riparata dai freddi venti continentali da imponenti catene montuose, disposte meridianalmente; prima fra tutte quella delle Montagne Rocciose, capace di estendersi per quasi 5.000 km, con vette di oltre 4.000 metri.

Bibliografia: Sito di Marco Pifferetti