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“IMPENNATA” ESTIVA: ANALISI DI UN CAMBIO DI CONDOTTA DEL CLIMA

L’analisi delle concomitanti cause che possono essere ragione di una situazione di stagnazione atmosferica o, al contrario, di una sua rapida evoluzione richiede la conoscenza di fattori che agiscono su scale diverse e che nel sovrapporsi possono rinforzare il segnale preesistente o mitigarlo.

Il segnale costante è costituito dal trend climatico che disegna quindi una continuità nel comportamento del clima ed è quello che ci fa analizzare le linee di tendenza su un periodo temporale medio di trent’anni ma apprezzabili anche su periodo di durata inferiore benché non troppo.

L’aumento delle temperature a livello globale amplificato su alcune regioni del nostro emisfero (come l’Artico ma anche il Mediterraneo), è correlato anche a condotte circolatorie quali ad esempio la modifica dell’andamento delle correnti a getto capace di imprimere cambiamenti anche sostanziali di un’area climatica così come precedentemente classificata.

Se ad esempio supponessimo che l’area mite del Mediterraneo subisse un tracollo della circolazione atlantica per il venir meno in gran parte delle correnti umide occidentali, è evidente che ci troveremmo di fronte all’esigenza di ripensare a questa zona dal punto di vita del clima ma anche del modo di vivere in senso ampio dei propri abitanti.

Dal momento che stiamo tuttavia entrando nella cd. “bella stagione” è il caso di restringere il discorso al periodo estivo.

Già dall’inizio del XXI secolo le stagioni estive della penisola italiana, bagnata dal Mar Mediterraneo, hanno messo in evidenza proprio alcuni aspetti legati ad una generale modifica delle condizioni circolatorie nelle quali si mescolano fattori a bassa frequenza (che cambiano quindi poco il loro comportamento nel giro di pochi anni ) con altri a frequenza più alta (che quindi mutano più spesso) che incidono sulla condotta del tempo.

La “moda” dell’anticiclone nord africano è affiorata e si è consolidata proprio negli anni 2000 a causa di una progressiva flessione delle correnti occidentali e di ondulazioni più marcate nell’oceano concomitanti a richiami e a risalite di aria più calda dal nord Africa.

Quest’ultimo esprime un trend climatico ormai consolidato benché circoscritto ad un’area ristretta quale quella del mediterraneo.

Vi possono essere tuttavia, come detto in precedenza, fattori ad alta frequenza (di durata quindi relativamente breve) che possono rinforzare il trend climatico  ovvero mitigarne la portata.

Recenti studi hanno affrontato in maniera coscienziosa l’argomento relativo alla condotta della Cella di Hadley (che contiene la fascia delle zone più calde del pianeta perché prossime all’Equatore) evidenziandone l’indebolimento.

Suscita in effetti curiosità il sentir dire che una fascia climatica, la più calda, si sia indebolita quando invece fa sempre più caldo.

In questo tuttavia ci viene incontro il termine “Cella” intesa quale luogo di contenimento e separazione rispetto ad altre aree climatiche e con aspetti circolatori differenti.

Per comprendere meglio occorre affrontare il concetto di gradiente termico che è il rapporto fra la differenza di temperatura di due zone e la loro distanza.

Se la Cella di Hadley si fosse rinforzata vorrebbe dire che anche il gradiente termico è cresciuto e di conseguenza anche la differenza di pressione (misurata con l’altezza del geopotenziale) tra le due aree è aumentata.

Per il principio contenuto nella forza di Coriolis  se così fosse allora le correnti occidentali sarebbero dovute aumentare (e non diminuire) a ragione della rotazione terrestre che impone una deviazione delle correnti proporzionale all’intensità dei venti zonali, ma questo non è avvenuto date le considerazioni in premessa che evidenziano un indebolimento delle correnti a getto fra le due fasce.

Quindi il riscaldamento della Cella di Ferrel soprastante, grazie a fattori circolatori e alla circolazione oceanica, è stato più che proporzionale rispetto alla Cella di Hadley che di conseguenza è in grado di trattenere in misura minore il maggior calore presente.

Le “impennate” estive nel Mediterraneo, area che appoggia i propri piedi bagnati su un continente molto caldo, sono quindi dovute in gran parte alla minore fatica che le masse di aria calda provenienti dal continente africano fanno per vincere l’opposizione delle correnti occidentali.

Un getto più debole è meno teso e più ondulato. Questo porta più frequentemente l’insorgenza di estremi dal punto di vista termico se in concomitanza con fattori circolatori ad alta frequenza che non ne moderano gli eccessi.

Infine anche un Mediterraneo più caldo, tra gli altri fattori, può dare il proprio contributo facilitando le invasioni di aria calda dal nord Africa.

In condizioni di relativa stabilità infatti una superficie più fredda marina presenta una pressione al suolo più alta rispetto ad un’area continentale molto calda dove le masse d’aria più leggere tendono a salire generando una depressione locale.

Il Mediterraneo scaldandosi è quindi anch’esso pronto a recepire masse d’aria più calda a motivo del fatto che i valori di pressioni sono tendenzialmente più bassi rispetto ad una superficie più fredda che invece respingerebbe maggiormente verso la propria sinistra queste masse calde per un concetto nuovamente di gradiente anche se, in questo caso, invertito.

Per concludere quindi ricordiamo che la complessità di un’analisi dipende dalla corretta valutazione dei fattori concomitanti che possono concorrere a delineare fattori generali su base probabilistica che ovviamente devono poi passare sotto le “forche caudine” dei modelli deterministici.