Nuvole, foschia e polveri offuscavano l’atmosfera molto prima dell’era industriale: la scoperta, pubblicata in due articoli sulla rivista Nature e in uno su Science, è basata su un esperimento condotto nel Cern di Ginevra. I risultati di tutti e tre le ricerche dimostrano che l’aerosol può formarsi anche in assenza dell’acido solforico prodotto dai combustibili fossili e spinge di conseguenza a riconsiderare il contributo delle attività umane a questo particolare aspetto del cambiamento climatico.
Finora si era convinti che l’acido solforico fosse essenziale alla formazione dell’aerosol nell’atmosfera e in particolare al fenomeno chiamato ‘nucleazione’, con il quale si aggregano le particelle che danno origine alle nuvole. Tuttavia le concentrazioni di questa sostanza sono troppo basse per spiegare il tasso di formazione dei corpuscoli sospesi nell’atmosfera. Per questo i ricercatori sono da tempo convinti della necessaria presenza di altri meccanismi e, coordinati da Jasper Kirkby, del Cern, per verificare l’ipotesi hanno utilizzato l’esperimento Cloud (Cosmics Leaving OUtdoor Droplets), una camera che permette di osservare minime concentrazioni di inquinanti.
Hanno scoperto così che la formazione di aerosol dipende dalle particelle elettricamente cariche (ioni) che arrivano nell’atmosfera con i raggi cosmici. L’effetto è che anche cieli che non dovrebbero essere inquinati, come quelli della foresta amazzonica, sono ricchi di aerosol. Nel secondo articolo pubblicato su Nature Urs Baltensperger, dell’istituto svizzero ‘Paul Scherrer’, ha confermato la scoperta di Cloud con altri dati e ha ottenuto un nuovo modello globale dell’aerosol, notando marcate differenze con i modelli finora elaborati.
La conferma ulteriore è arrivata, infine, dalle misure rilevate direttamente nell’atmosfera nell’esperimento pubblicato su Science e coordinato dall’italiano Federico Bianchi, dell’Istituto ‘Paul Scherrer’ e del Politecnico di Zurigo. Bianchi e il suo gruppo hanno studiato il fenomeno della formazione degli aerosol in alta quota, raccogliendo dati per un anno. Hanno scoperto così che la formazione delle particelle alla base dell’aerosol avviene quasi esclusivamente quando la concentrazione di composti organici dell’ossigeno è alta, ma che questi hanno un effetto molto breve, che si esaurisce nell’arco di tre giorni.
Fonte: ansa.it