La prima associazione che viene in mente pensando all’anticiclone africano è l’intenso calore sprigionato da questa figura barica, ormai protagonista indiscusso delle ultime estati. Essendo però l’atmosfera un sistema dinamico, tale calore funge da eccellente combustibile per i copiosi e reiterati eventi estremi verificatisi nelle ultime due settimane.
Soffermandosi sulla mappa sovrastante, che rappresenta l’anomalia di altezza di geopotenziale a 500 hPa rispetto al trentennio di riferimento (1991-2020) relativa al periodo 10-29 luglio, si evincono due aspetti cruciali:
le regioni centrali, ma ancora più quelle meridionali, sotto l’effetto del nocciolo più intenso dell’anticiclone subtropicale, hanno sperimentato in maniera continuativa elevatissimi valori di temperatura non soltanto al suolo, ma anche in quota.
D’altro canto, le regioni settentrionali si sono trovate costantemente sul bordo nord-occidentale del suddetto anticiclone. Non appena quest’ultimo tendeva a ritirarsi, lasciando così spazio alle infiltrazioni di correnti più fresche, di matrice atlantica, si creavano le condizioni più favorevoli all’innesco di fenomeni intensi: gradienti termici esasperati dall’intensa ondata di calore e conseguente incremento di energia convettiva disponibile.
La responsabilità di questi scenari diametralmente opposti è da ricercarsi in una marcata ondulazione della corrente a getto atlantico-pacifica che, attraversato il continente americano, tende a sprofondare nell’Oceano Atlantico, ad ovest delle isole britanniche, creando un’onda di calore in risalita dal Nord Africa, più intensa al Meridione, meno al Settentrione.
Permanendo comunque un contesto di forte momento angolare, quest’onda viene riassorbita dal getto, causando un suo abbassamento ed un’estroflessione verso est (Balcani e Grecia).
Di conseguenza il Nord Italia, soggetto all’ingresso della corrente a getto occidentale una volta abbassatasi di latitudine, diviene teatro di violenti fenomeni convettivi. Per contro, il Sud Italia assiste ad una situazione più statica e persistente di blocco coriaceo di questo pattern altopressorio: infatti, a fronte di un innalzamento del W-ITF (Inter-Tropical Front occidentale), ovvero la zona dove convergono gli alisei degli emisferi boreale e australe, si ottiene una risalita e una stabilizzazione delle fasce tropicali nel Nord Africa occidentale.
Tuttavia, dal grafico sovrastante si nota come l’indice W-ITF, dopo aver raggiunto il suo picco massimo nella terza decade di giugno, si avvii verso una lieve ma costante discesa, attestandosi in una posizione di poco inferiore alla media del periodo corrente. Se i dati raccolti dovessero confermare questa tendenza, si potrebbe ipotizzare un mese di agosto caratterizzato principalmente da anomalie termiche positive più contenute al Nord e più accentuate nelle regioni centro-meridionali.