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I possibili prolungati effetti di un riscaldamento stratosferico (SSW)

Gli effetti dislocativi oppure distruttivi di un riscaldamento maggiore (inversione dei venti zonali a 10 hpa fino a 60°N di latitudine) nei confronti del vortice polare stratosferico hanno effetti diversi nel loro impatto con la troposfera.

Deboli se non nulli in caso di mero spostamento della massa del vortice ad opera di una sola cresta d’onda (W1) ove la massa stessa rimane quasi inalterata, apprezzabili, benché in forma e maniere diverse, nel caso in cui la massa del vortice venga rotta e/o sostanzialmente indebolita nei propri nuclei di vorticità (PV)

Discutendo del caso attuale, ci troviamo a commentare un riscaldamento maggiore atipico che presenta entrambe le caratteristiche in quanto il vortice stratosferico è stato dapprima dislocato e poi eroso fino quasi ad annullare la propria entropia ovvero la propria essenza vorticosa.

A livello pratico, oggi assistiamo ad effetti in troposfera asimmetrici con effetti molto marginali sull’Europa centro meridionale ma molto marcati invece sulla costa occidentale degli Stati Uniti ed in rapida risoluzione già nel medio termine.

L’evento è stato conclamato anche come ESE (Extreme Stratospheric Event) di tipo warm il quale, secondo la letteratura statica dovrebbe mantenere condizioni di vortice polare debole per almeno 40 giorni (Baldwin e Dunkerton).

Non siamo quindi in grado di garantire che gli effetti dell’evento stratosferico si siano già esauriti con questa prima fase propagativa.

E’ invece altresì del tutto probabile il contrario ovvero che possano portare a nuovi stravolgimenti in sede polare con effetti anche a latitudini più basse.

La fase molto attiva della convezione tropicale pacifica sta, al momento, operando in modo difforme rispetto ai compositi previsti nelle rispettive fasi (7/8/1) in quanto le condizioni della circolazione sono ancora condizionate da moti antizonali a livello polare e che pertanto tendono a smorzarne e a variarne gli effetti rispetto a quanto avviene in condizioni di zonalità e gradiente positivi (visibili dai compositi Mjo).

E’ assai verosimile comunque che, una volta esauriti gli effetti di questo primo disturbo stratosferico, vadano a ricrearsi condizioni favorevoli alla discesa di aria fredda verso le medie latitudini e quindi di tempo instabile caratteristico anche della prima fase della primavera meteorologica.

Al momento non è dato ovviamente sapere quale possa essere l’eventuale target dell’aria fredda nel comparto europeo e pertanto ci dobbiamo limitare a seguire l’evoluzione nelle sue grandi linee augurandoci che i benefici di una nuova fase instabile possano rivolgersi laddove la necessità di precipitazioni è molto viva sia per la vegetazione che per le attività umane.

Le proiezioni trimestrali elaborate dal centro ECMWF sono in tal senso incoraggianti per la media trimestrale di Aprile/Maggio/Giugno.