Sul banco degli imputati Lei e ancora Lei: l’Africa.
Ogniqualvolta le nostre temperature raggiungono valori decisamente anomali, specie in tarda primavera o in estate, titoli altisonanti rimbombano un po’ ovunque e lo spettro dell’anticiclone nord africano si materializza.
Ma è davvero sempre colpa sua?
Analizziamo ad esempio il marcato aumento delle temperature avuto a metà del mese di aprile, tanto più evidente dal momento che si è andato a contrapporre ad una situazione ancora tardo invernale che fino ad una settimana prima coinvolgeva gran parte dell’Europa centro-settentrionale.
In brevissimo tempo geopotenziali altissimi raggiungono il vecchio continente con massimi tra la Germania, la Polonia per poi puntare verso il nord Europa.
Si raggiungono e localmente si superano i 585 dam ovvero i valori di pressione di 500 hpa si alzano fino a 5850 metri sul livello del mare, situazione spesso al limite in piena estate anche alle latitudini mediterranee.
E allora l’Africa?
Dispiace deludere i cultori del caldo africano ma il “continente nero” non c’entra proprio nulla.
Si è infatti trattato di una poderosa bolla di calore sviluppatasi dalle latitudini tropicali dell’oceano Atlantico e, in seno ad una forte attività convettiva, trasportata da veloci correnti sud-occidentali verso l’Europa.
A questo punto due le componenti che hanno dato luogo ad un’onda di calore del tutto anomala:
– componente dinamica, o di moto, ovvero un promontorio oceanico di aria molto calda pescata da latitudini basse e un contestuale vettoriamento della stessa verso l’Europa dovuto a venti molto intensi;
– componente sinottica (venti da nord est) e di compressione della stessa massa stabile d’aria divenuta molto asciutta e portata verso latitudini più basse da un gradiente invertito ove i massimi di pressione stavano a nord rispetto al Mediterraneo e all’Europa centro meridionale.
Mentre avveniva questo, il nord Africa non registrava alcun sopramedia termico e il moto delle correnti, sia al suolo che in quota, proveniva da latitudini settentrionali, per cui nessuna massa d’aria africana avrebbe potuto neppure sfiorare il Mediterraneo (fig. 3 e 4) eppure….faceva un gran caldo!
A proposito….come siamo messi oggi, ad inizio del mese di maggio?
Africa ancora sotto tono con linea dell’ITCZ (la porzione di nostro diretto interesse si chiama W-ITF) inferiore alla media del periodo.
Questo significa linea delle precipitazioni monsoniche ancora molto bassa e quindi i massimi convettivi che tengono l’influenza della Cella di Hadley ancora lontana dalle nostre latitudini, almeno per ora.
Vi basti, per curiosità, guardare la carta dei venti previsti al suolo dal modello americano gfs a 120 ore, ove si nota che, nel cuore del continente africano, entra aria relativamente fresca di matrice oceanica con direttrice da nord-ovest.
Questo aiuta a mantenere vivo il gradiente nord sud tra le latitudini tropicali e quelle medie ove si trova il Mediterraneo e quindi ben delineata la linea di confine tra l’aria molto calda tropicale e quella mite, ma decisamente più fresca extra-tropicale, come peraltro si vede dall’andamento della corrente a getto ancora ben attiva sulla porzione ovest del continente africano.