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L’INCALZARE DELL’AUTUNNO

Non c’è nulla di strano a parlare di autunno a fine ottobre, quindi a ben 2 mesi dal suo inizio, eppure molti media sono attualmente in fermento nell’annunciare una fase di tempo instabile/perturbato “autunnale” in arrivo, capitanata dal risveglio delle correnti atlantiche che puntano verso il vecchio continente.

Pare del tutto evidente che il comportamento del clima degli ultimi 15/20 anni ci abbia disabituato a quella che era la condotta media caratteristica di un trimestre, quello appunto autunnale, ove la variabilità la faceva da padrone specialmente in tutte quelle aree, alle medie latitudini, che ricevevano, una volta terminata l’estate, contributi sempre più frequenti di precipitazioni, grazie alle umide correnti occidentali oceaniche.

L’anomalia, ormai ricorrente, consiste invece sovente in un prolungamento della fase estiva ben oltre i termini canonici, connotata da temperature decisamente al di sopra della media del periodo e precipitazioni che variano spesso dal troppo poco al troppo, magari in limitate porzioni del nostro territorio, a causa dei forti contrasti tra le masse d’aria calde e stabili preesistenti e quelle più fresche.

Dita puntate ancora contro di lui: il riscaldamento globale e in particolare quello che coinvolge le regioni artiche e subartiche, che induce ad un forte ritardo del fisiologico raffreddamento delle regioni che stanno all’interno della cd. “Cella polare” (ovvero sopra i 65°N).


La corrente a getto, ovvero quel fiume di venti occidentali presenti ad alta quota (circa 7/8000 m di altezza dal suolo), risultato della battaglia tra la vecchia stagione che fugge verso sud e quella nuova che avanza da nord, resta confinata più a settentriome rispetto a quanto avveniva nel passato, ritardando notevolmente l’abbassamento delle umide correnti zonali e quindi il progresso stagionale.
Il mese di novembre rappresenta oggi il compromesso all’interno del quale lo smaltimento del calore residuo delle fasce tropicali permette finalmente, ad un polo che tende a raffreddarsi, di portare condizioni di tempo più consone alla stagione anche alle medie latitudini, e in questo caso verso l’Europa meridionale.

Le analisi proposte dai modelli globali mettono in evidenza già da alcuni giorni l’avvento di condizioni connotate da un’estrema variabilità e dal passaggio di numerosi sistemi frontali probabilmente in grado di normalizzare su ampia scala, e non solo su porzioni limitate del nostro territorio, il regime distributivo delle precipitazioni, quindi ridimensionare le marcate anomalie termiche ad oggi presenti.

Per quanto poi riguarda, invece, l’inverno, saranno necessarie diverse considerazioni sulle quali ci soffermeremo prossimamente.