Con un settembre che rischia di entrare nella classifica dei più caldi e una prima decade di ottobre non da meno, si stanno operando molte semplicistiche equazioni rispetto ad un Nino iniziato durante l’estate e che, pur in maniera poco consueta, sta continuando anche in questo primo scorcio di autunno.
Ma è davvero colpa del Nino il caldo anomalo che sta interessando l’Europa e anche il Mediterraneo?
Non mi dilungo in tanti giri di parole nel dirvi di no: la correlazione ovvero gli effetti diretti dell’Enso (Nino o Nina che sia) sono quasi trascurabili sia in termini di temperature che di fenomeni.
In queste 2 carte di correlazione rispetto al fattore enso (riguardanti le temperature ed il geopotenziale), guardando la scala dei valori (dove +/- 1 sono correlazioni altissime rispettivamente diretta o inversa), possiamo ben notare quali siano le aree con i valori di correlazione più elevata ovvero dove gli effetti diretti del fattore enso operino con maggiore incisività.
Possiamo notare che in Europa la correlazione si attesta tra +0,1 e +0,3 rispetto ad El Nino e questo va a significare il debole fattore anche dal punto di vista statistico e di incidenza diretta dell’enso.
Quindi significa che il Nino o la Nina siano assolutamente irrilevanti per tutte quelle aree del globo ove la correlazione è bassa?
Non significa in realtà neppure questo bensì che l’enso opera attraverso l’accoppiamento delle proprie dinamiche convettive e di venti effetti sulla circolazione (attenzione non sui fenomeni diretti) attraverso la trasmissione di un segnale di fondo che si trasmette alla circolazione ma che allontanandosi dal proprio focus (ovvero dal Pacifico) si va a mescolare ad altri segnali a più diretto impatto quali la Madden Julian Oscillation, il pattern della Nao, le anomalìe superficiali oceaniche (indotte anche da un segnale di fondo pluridecadale come l’AMO), ecc.
Oltre a ciò l’Enso influenzando l’andamento della corrente a getto subtropicale, incidendo sul riscaldamento delle fasce tropicali, dovrebbe creare un’interferenza distruttiva rispetto la persistenza dei blocchi oceanici favorendo una componente circolatoria zonale ovvero da ovest verso est non solo a ridosso del Pacifico ma anche in uscita verso le medie latitudini dell’Atlantico fino ad arrivare verso le coste europee, cosa che non sta avvenendo.
Pertanto la situazione bloccata a cui abbiamo assistito prevalentemente fino ad oggi, non solo non è figlia del Nino ma anzi ne rappresenta l’attuale debolezza sugli scenari circolatori tra l’Atlantico e l’Europa.
Si continua a notare una circolazione tra il nord atlantico e l’Europa ove tendono a prevalere scambi meridiani che enfatizzano in Europa una situazione di blocco all’insegna del caldo anomalo e della mancanza di un cadenzato regime precipitativo.
Cambierà qualcosa prossimamente? E’ possibile ma ancora una volta inutile stare a chiamare in causa fattori forzanti lontani che peraltro ad oggi non sembrano esercitare grande influenza negli scenari europei.