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Associazione Culturale Ligure di Meteorologia

Cumulonembi

(Sigla Cb) I cumulonembi sono le nubi a maggior sviluppo verticale: alle nostre latitudini riescono ad estendersi da quote relativamente basse (1000 metri) fino ai limiti della troposfera a 10-12 km. Si formano per rapida condensazione del vapore acqueo contenuto nell’atmosfera; tale condensazione è provocata dal raffreddamento che una massa d’aria subisce quando è costretta a salire a quote superiori. Il meccanismo che innesca la nascita di un cumulonembo è quindi il sollevamento di una massa d’aria umida, che espandendosi durante la salita si
raffredda, portando alla condensazione del vapore. Il sollevamento dell’aria, a sua volta, può essere indotto o dalla presenza di un pendio (raffreddamento di tipo orografico) o dall’incuneamento di masse d’aria fredda pesante sotto aria più calda e leggera (raffreddamento di tipo frontale) o dal riscaldamento di una massa d’aria a contatto con il terreno scaldato dal sole nelle ore centrali di una giornata primaverile o estiva. La condensazione a cui è soggetto il vapore acqueo durante la salita genera calore che riscalda la massa d’aria interessata, facilitandone così la stessa salita. I moti ascendenti possono essere così intensi (fino anche a 15-20 m/s) che bastano 10-20 minuti perché un cumulonembo si formi. Nubi così imponenti sono sempre associate a fenomeni temporaleschi, che in genere sviluppano energie enormi e danno luogo a piogge intense. Fortunatamente si tratta nella maggior parte dei casi di nubi dalla vita molto breve, anche poche decine di minuti; il loro rapido dissolvimento è legato alla veloce diminuzione del numero di goccioline e di cristalli di ghiaccio che le formano, sia per effetto della precipitazione vera e propria, sia per effetto dell’evaporazione facilitata dalle veloci correnti d’aria discendenti che soffiano all’interno nella nube durante la fase di pioggia. Non tutta la pioggia che cade da un cumulonembo riesce a raggiungere il terreno: le gocce che abbandonano la base della nube sono anch’esse soggette a evaporazione e si è stimato che solo il 50% dell’effettiva quantità di gocce di pioggia che si sono formate all’interno della nube riesce ad arrivare al suolo. L’evaporazione delle gocce di pioggia durante la caduta causa un raffreddamento dell’aria al di sotto della base della nube; si formano così masse d’aria più fredda e pesante che precipitano al suolo dando luogo a venti freddi e violenti che anticipano e accompagnano un qualunque temporale. In molti casi queste correnti fredde di caduta si incuneano sotto aria più calda presente nei bassi strati, la sollevano e possono dare origine a una nuova cella temporalesca. Un’altra caratteristica dei cumulonembi è la loro forma: quando si formano isolati in una calda giornata primaverile o estiva, si può riconoscere una struttura a “enorme cavolfiore” che si gonfia ora da una parte ora dall’altra anche a vista d’occhio. Una volta raggiunto il pieno sviluppo, quando la sua cima è arrivata fino al limite della troposfera, la parte alta si allarga spinta da veloci correnti divergenti che danno alla nube la tipica forma a incudine. Per finire ricordiamo che la grandine è un fenomeno solitamente associato alla presenza di cumulonembi, il che li rende i corpi nuvolosi più “pericolosi” alle nostre latitudini. È da ritenersi una nube pericolosa per la navigazione, sicuramente la più pericolosa: la sua presenza è causa scatenante di una situazione di venti di groppo, che vede generarsi un altrettanto “caotico moto ondoso”. Si accompagna con manifestazioni temporalesche.